12/11/2007 10:54
Cronaca
SUCCEDE IN AUTUNNO
Ho visto, e non è stata la prima volta, un’auto sul cui cofano era stata agganciata con un filo di ferro una volpe morta di “sparo di cacciatore”. Dei bambini guardavano esterrefatti e curiosi l’animale con la bocca spalancata e gli occhi semichiusi e le zampe posteriori strette dal filo di ferro. Dei rivoli di sangue ormai rappreso, contornavano il corpo e si perdevano sulla vernice del cofano giungendo fino a terra. I cacciatori noceresi in questo modo portano in giro per il paese i loro trofei; una volta è toccato ad un cinghiale fare il giro d’onore sul cofano di una jeep. Anch’io mi sono fermata a guardare la volpe uccisa, avrei voluto girarla per vedere dove era stata colpita mentre per analogia mi venivano in mente gli scalpi di cui andavano fieri i Sioux, le teste mozzate e portate in trionfo issate sulle lance, oppure i corpi degli avversari uccisi e trascinati con le bighe legati dai talloni! Il bisogno di fare sfoggio di chi si è reso vittima resiste perché magari è insito nella natura umana, però volpi e cinghiali non ingaggiano battaglie con i cacciatori, ne sono vittime….. questa è la caccia! L’uomo ha iniziato a cacciare per sfamarsi ed ha continuato per il mero piacere di spuntarla sull’animale; c’è chi caccia per mangiare la carne della preda ed assimilarne le qualità che, si dice, la contraddistinguano il che vorrebbe dire che, ad esempio, i cacciatori di volpi sono astuti, o furbi, come le loro prede e quelli di cinghiali, invece, iracondi e rissosi. Ma c’è anche chi si veste e si equipaggia da cacciatore solo per transitare nelle proprietà altrui e riempire il carniere di frutta e verdura fresca! Il fine ultimo di questa pratica antica rimane comunque l’aspetto conviviale. Intorno all’animale cacciato e sapientemente cucinato, si riuniscono comitive di amici, generalmente nelle sere di venerdì o sabato nei magazzini o nelle cantinette, comunque in locali che rimangono isolati dal resto dell’abitazione. In queste prime serate di freddo il vino rallegra le compagnie, talvolta in maniera eccessiva, finchè le caldarroste non concluderanno la serata. L’evolversi della società ha trasformato la caccia da necessità in una piacevole attitudine (orrore degli animalisti!), verso la quale non sono del tutto contraria a patto che venga praticata con criterio e nella legalità. Va bene arginare gli abusi appunto perché nessuno va più a caccia per sfamarsi delle prede, ma pensare di abolire del tutto una tradizione, per alcuni una filosofia di vita, sarebbe inutile oltre che controproducente.
Autore: Cristina Funaro
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